Dopo decenni di trattamenti con Diete più o meno ipocaloriche provenienti da tutto il mondo si è finalmente riconosciuto un effetto comune. Infatti all’iniziale dimagrimento dovuto ad uno sbilancio tra entrata calorica e dispendio energetico, nella maggior parte dei casi si raggiunge un arresto nella riduzione del peso dovuto ad una diminuzione del metabolismo a sua volta indotto dalla dieta stessa per riduzione della massa magra o mediato da meccanismi di auto-conservazione che ottimizzano i processi limitando il dispendio energetico. Il problema acuisce alla fine della dieta quando infatti si si torna ad un’alimentazione con più calorie (o di mantenimento) che comunque si ritroverà con un numero di calorie superiore al dispendio energetico faticosamente ridotto dai sistemi endocrini.
Il risultato ottenuto di sbilancio energetico, questa volta a favore dell’aumento di peso, in pochi mesi permette il ritorno in parte o completamente al peso iniziale se non addirittura al di sopra. A tale condizione si è dato il nome di: “Paradosso delle Diete”. Il risultato finale di anni di trattamenti dietetici con ripetute ricadute porta i singoli individui ad un aumento progressivo del peso fino all’obesità.
Non è finita, a questo problema si aggiunge a volte la “sindrome della oscillazione di peso” dovuto, in seguito alla restrizione ipocalorica, ai frequenti episodi di abbuffate che affliggono chi non si sente capace di seguire una dieta. Ciò porta al completo sfasamento tra momento dello stimolo della fame e momento di alimentazione e quindi tra assunzione calorica e dispendio energetico.
Un modo per uscire da questa situazione esiste si chiama: Educazione Alimentare.
Mangiando correttamente senza restrizioni e abbuffate e dopo una corretta determinazione del metabolismo di base è possibile non attivare i processi di risparmio energetici di cui sopra.
Purtroppo però la società attuale ci ha abituati a ritmi frenetici. Dobbiamo essere in forma nel più breve tempo possibile. Così come si spinge un tasto e ci aspettiamo la risposta immediata del computer, così si inizia una terapia lamentandoci se l’effetto ritarda. E’ cosi che hanno fatto fortuna le terapie farmacologiche: si prende una compressa e il problema si risolve salvo ripresentarsi alla fine della terapia. Una buona alimentazione invece potrebbe risolvere il problema ma con più tempo e con più impegno.
Alle volte mi sento dire da alcuni pazienti: “beh due chili dopo un mese sono pochi”.
Siamo oramai abituati a riduzioni veloci e ad altrettanti aumenti. Ma non ci soffermiamo a pensare che una terapia che non ci affama è un percorso più naturale e meno stressante che può essere mantenuto per lungo tempo. E allora rispondo a quei pazienti: “due chili al mese per dieci mesi fanno venti chili, senza soffrire la fame. Così come senza accorgersene ha preso velocemente dieci chili in un anno perché dovrebbe essere lenta una riduzione di venti chili in un anno?”.
Con questo metodo in più impariamo a gestire l’alimentazione e il peso recuperando quel dialogo con il corpo che una vita senza sosta ci ha derubati.